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Piatti tipici della vigilia di Natale nelle Marche

Piatti tipici della vigilia di Natale nelle Marche

Una regione, decine di piatti natalizi

Il Natale si avvicina e la conta dei giorni che mancano alla festa più attesa dell’anno da grandi e piccini, viene accompagnata dal crescendo di addobbi, luci e musiche natalizie che spuntano e si moltiplicano come funghi, lungo le vie dei nostri paesi. Anche la televisione è lì, pronta a ricordare costantemente di affrettarsi a decidere cosa preparare per la sera del 24 dicembre che inaugura le due settimane di grandi abbuffate, proponendo e pubblicizzando per lo più dolci e bevande appartenenti alla tradizione culinaria delle regioni più disparate. Eh sì, perché ogni regione ha un menù tipico delle feste, un pot-pourri di piatti che accomuna tutte le case, provincia per provincia, da nord a sud. Ma indovinate un po’, in realtà questo fatto non si verifica in una regione: le Marche, che hanno fatto della pluralità un loro vessillo ed un marchio di fabbrica. In questa parte del centro Italia, proprio come cambia il modo di parlare quasi da un paese all’altro, così cambiano i piatti tipici della vigilia di Natale, generando nel giro di un centinaio di chilometri decine di prelibatezze e ghiottonerie tutte da gustare la sera della Vigilia. Da un punto di vista prettamente storico, già nel 1781 nel maceratese, era usanza preparare “Cavoli in turbante di Vigilia” e “Selari di Vigilia con salsa di tarantello”. In entrambi i piatti, il protagonista assoluto è il pesce, che, nel primo caso costituisce il “turbante” e nel secondo si trova sottoforma di insaccato, realizzato con la trita della pancia del tonno. La curiosità più divertente legata alla seconda specialità citata è il ruolo del “selaro”, da tutti conosciuto come “sedano”; in quel periodo era molto usato poiché si credeva possedesse delle proprietà afrodisiache...provare per credere. Se ci si sposta verso il nord delle Marche, a confine con l’Emilia Romagna, esclusivamente nella zona di Cattolica, dovete sapere che c’è soltanto un dolce sovrano incontrastato del Natale ed è il Miacetto. Citato in un saggio persino dallo storico Maria Lucia De Nicolò, si può considerare l’unico fine pasto light presente nel menù della Vigilia. Simile ai più famosi Panforte e Pan pepato, si distingue da questi per la totale assenza di spezie, sostituite dalla trita di scorze di agrumi. Tornando indietro verso il capoluogo della regione e, continuando a scorrere il menù della Vigilia, risulta che il principe dei secondi piatti sia lo “Stoccafisso all’anconetana”, contornato da patate al forno ed salsa al pomodoro aromatizzata. Scendendo ancora più a sud, nella provincia di Fermo, si scopre la tradizione gustare i Maccheroncini di Campofilone conditi per l’occasione con il sugo di pesce, mentre nell’ascolano si preferiscono i “Cefeluotte” (bucatini) con sugo di tonno e olive.

Due menù della vigilia all’insegna del mix culinario tra nord e sud delle Marche

La sera della Vigilia di Natale è per tutti un evento di riunione ed incontro con le persone care, durante il quale si condivide il pasto che precede la giornata di festa del Santo Natale. É chiaro che con il passare degli anni i ritmi siano cambiati, un tempo si poteva dedicare giorni interi alla preparazione delle portate mentre oggi si va sempre più di fretta preferendo alla preparazione casalinga i piatti già belli e pronti disponibili nei supermercati. Se quest’anno però avete voglia di riscoprire la tradizione e la genuinità del buon cibo fatto in casa, di seguito un menù tipico marchigiano. Antipasti: Salmone marinato con rucola uvetta e pinoli, Polipo con sedano e patate lesse, Refritte (Frittelle) di alici, cavolo e baccalà. Primi: Maccheroncini di Campofilone al sugo di pesce Brodetto di San Benedetto Secondi: Calamari alla marinara, Stoccafisso all’anconetana Dessert: Miacetto

Nelle Marche ha molta rilevanza la cultura del pesce. Durate la cena della vigilia sono molti i piatti realizzati per festeggiare al meglio l'attesa del Santo Natale.

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