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I 5 posti più belli di Ascoli Piceno

I 5 posti più belli di Ascoli Piceno

Piazza del popolo e Piazza Arringo: due salotti ascolani dove confrontarsi con la bellezza

Dalle piazze depositarie di una bellezza da togliere il fiato alle residenze nobiliari e ai monumenti circondati da curiosi racconti e leggende; dai caffè storici nati ad inizio Novecento, frequentati da sempre da personaggi illustri, ai musei e alle chiese che conservano reperti e tesori artistici di inestimabile valore; dai tempietti ricavati nella roccia ai vicini borghi medievali, dove il tempo sembra essersi fermato: la città delle cento torri offre tutto questo e molto di più e aspetta solo di essere scoperta. Di seguito, una breve lista dei posti da non potervi perdere se vi trovate a trascorrere qualche giorno di vacanza ad Ascoli Piceno o nella sua provincia. In questa città chicche, curiosità e segreti si susseguono tra le rue, formando un intricato dedalo parlante in cui tutto è da vedere, a partire dalle frasi, incise qua e là su architravi di marmo. Tuttavia, se proprio bisogna scegliere, la nostra rassegna delle meraviglie non può che iniziare dalla splendida Piazza del Popolo, che qualcuno ha significativamente inserito tra le dieci più belle al mondo. Capire perché non è poi tanto difficile: nella vecchia Platea Maior l’armonia regna sovrana, esaltata dalla luccicante pavimentazione in travertino e da una loggia di ben 59 archi, che incornicia e impreziosisce l’insieme. Tra gli edifici, a farla da padrone è il maestoso Palazzo dei Capitani del Popolo, a lungo centro nevralgico del potere. Qui, un tempo, ci si riuniva per decidere le sorti della città e le sue mura hanno accolto famiglie del calibro degli Sforza e personalità eminenti come i podestà, il Re di Napoli e il Papa. Oltre ad ammirare la magnificenza degli esterni, il turista resterà stupefatto di fronte alla Sala degli Stemmi e a quella della Ragione. Imperdibili anche i resti archeologici romani, così considerevoli da rappresentare una vera finestra sul passato. Ma nella più rinomata piazza ascolana campeggia anche la Chiesa di San Francesco. Eretta in onore del patrono di Assisi in seguito alle sue predicazioni ascolane del 1215, la costruzione sacra è nota per il portale principale con colonnine che suonano e per quello gotico, che culmina col monumento a Giulio II. Come dimenticare, poi, il celebre caffè Liberty che fu sede del Senato, fornitore ufficiale di re Vittorio Emanuele e meta, tra gli altri, di Hemingway, Guttuso, Sartre e Simone de Beauvoir? Persino Trilussa, goloso della sua Anisetta, lo citò come fonte d’ispirazione. E, allora, facciamoci ispirare anche noi, prima di procedere alla visita dell’altrettanto evocativa Piazza Arringo. Conosciuto anche come Salotto d’Italia, questo vivace punto d’incontro ascolano in passato era animato da assemblee, le arringhe da cui ha preso il nome. Tra le costruzioni di pregio, si ricorda il grandioso Palazzo Roverella che, compreso in quello vescovile, conserva la collezione del Museo Diocesano e i preziosi dipinti di Carlo Crivelli. Ma il talento del maestro veneziano si può ammirare anche nel vicino palazzo dell’Arengo, odierna sede del Comune. Qui, oltre alla Sara Mercatori e alla Carrozza del tempo, che lo trasporterà in un viaggio indietro nella storia, il visitatore avrà infatti a disposizione la ricca Pinacoteca, dove vivere un’esperienza estetica raffinata tra le opere di Tiziano, Cola dell’Amatrice, Guido Reni e Pellizza de Volpedo, l’autore del Quarto Stato. Ma la magia della piazza non finisce qui. A reclamare attenzione rimangono ancora il battistero di San Giovanni, palazzo Panichi e, naturalmente, il duomo di Sant’Emidio. La cattedrale dedicata al patrono, che ha sostituito un antico luogo di culto pagano consacrato alle Muse, colpisce per l’imponenza e per la ricchezza degli interni in stile romanico gotico. Costruita in blocchi di travertino, è suddivisa in tre navate, con superbe volte splendidamente decorate. Anche le cappelle si fanno notare, grazie a pregevoli opere d’arte, tra le quali un polittico del Crivelli. La cupola, poi, è affrescata con dipinti che narrano la storia del patrono, mentre la cripta colpisce per variopinti e meravigliosi mosaici.   

Ascoli e i suoi gioielli: dall’imponente Forte Malatesta a piccoli bijoux come Castel Trosino e il tempietto di Sant’Emidio

Per giungere al Forte Malatesta basta percorrere il famoso ponte di Cecco, l’antica costruzione che, secondo la leggenda, sarebbe stata realizzata in una sola notte, grazie all’intercessione del diavolo. Una volta attraversato il torrente Castellano nei pressi di Porta Maggiore, infatti, la vista si apre su una delle architetture difensive rinascimentali più spettacolari del Belpaese. Realizzata da Antonio da Sangallo, la fortezza, a forma di stella irregolare, fu dapprima adibita a stazione termale, per poi trasformarsi in un baluardo a difesa del vicino ponte. Più volte rasa al suolo, fu ricostruita nel 1349 per ordine di Galeotto I Malatesta e assunse l’aspetto attuale solo nel 1540, dopo una riprogettazione voluta da Papa Paolo III Farnese. Oggi il forte è diventato l’esclusiva location di diverse mostre temporanee e convegni e, all’ultimo piano, del Museo dell’Alto Medioevo. Qui si possono contemplare le oreficerie gote di Arquata del Tronto, innumerevoli sculture altomedievali e, soprattutto, il Tesoro dei Longobardi, coi suoi corredi funebri e i rari anelli e sigilli, rinvenuti nel 1983 nella Necropoli di Castel Trosino. E proprio questo piccolo borgo medievale, a circa sette chilometri da Ascoli, merita sicuramente una menzione, grazie all’atmosfera ovattata, che lo colloca quasi fuori dal tempo. Avviluppato sopra ad un massiccio di travertino e collocato a strapiombo sul dirupo sottostante, l’incantevole microcosmo, circoscritto da una porta con arco a tutto sesto e solide mura, resta una perla splendidamente conservata. Percorrendo i vicoletti a ferro di cavallo, si potranno vedere le abitazioni restaurate rigorosamente con pietra locale, la caratteristica piazzetta con la chiesa e l’ex fabbrica medievale, detta Casa di Re Manfrì. Secondo la tradizione popolare il sobrio edificio, che al secondo piano è impreziosito da una deliziosa loggia a tre luci, fu abitato da una giovane principessa, che fece perdere la testa al figlio di Federico II. Infine, continuando a parlare di posti magici e incantati, non si può non citare il Tempietto di Sant’Emidio alle Grotte, che affianca quello di Sant’Emidio Rosso e il duomo di Ascoli nell’onorare il santo patrono. Sebbene disti soli dieci minuti a piedi da Piazza del Popolo, il tempio scavato nella roccia, la cui facciata è completamente arroccata sulla parete tufacea, appare decisamente tranquillo e raccolto, un vero luogo dello spirito che spinge alla meditazione. Realizzato tra il 1717 e il 1721 come ringraziamento per la protezione ottenuta durante il precedente terremoto che, miracolosamente, non causò vittime tra la popolazione, il santuario è uno splendido esempio di arte barocca. Dopo essersi goduto la pace all’esterno, il turista potrà farsi incantare dai minuscoli interni, che presentano tre piccole navate con volte a crociera in mattoni e un unico altare, con alle spalle la statua marmorea del santo.

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