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Cavallucci di Apiro: il dolce marchigiano alla sapa

Un viaggio tra i sapori autentici di Apiro e Cingoli, nel cuore delle Marche

Tra le colline marchigiane che separano Apiro da Cingoli, l’inverno si accompagna al profumo intenso dei Cavallucci di Apiro, biscotti rustici ripieni di sapa, frutta secca e cacao. Questo dolce tradizionale, protagonista delle tavole natalizie, racconta una storia fatta di memoria contadina, di mani che impastano e di famiglie che custodiscono ricette tramandate. Passeggiando tra i borghi del Maceratese, tra pietra, vigneti e piccoli forni artigiani, si può ancora respirare l’anima genuina di una cucina che valorizza ogni ingrediente della terra. I Cavallucci non sono solo un dessert: sono un simbolo di identità locale, un invito a riscoprire la lentezza e l’autenticità dei sapori marchigiani. Ideali da gustare con vino cotto o Vernaccia di Serrapetrona, rappresentano un perfetto incontro tra cultura, gusto e territorio.

Origini, forma e ingredienti dei Cavallucci di Apiro: il dolce che racconta la mezzadria

I Cavallucci di Apiro nascono da una tradizione agricola antica. In un’epoca in cui nulla si sprecava, le famiglie marchigiane trasformavano il mosto d’uva cotto in sapa, un nettare denso e aromatico che diventava la base di molti dolci invernali. I contadini, al termine della vendemmia, univano la sapa a frutta secca, fichi e pane grattugiato per creare ripieni ricchi di gusto ma privi di sprechi.  
La forma arcuata dei cavallucci richiama il dorso di un cavallo, mentre i tagli lungo il bordo ricordano la criniera: un piccolo capolavoro di simbologia popolare. Il guscio, preparato con farina, zucchero, olio e vino bianco, racchiude un cuore morbido di noci, mandorle, uvetta e cacao.

Ogni ingrediente ha un significato: la sapa rappresenta la dolcezza della vendemmia, la frutta secca la prosperità, le scorze d’agrumi la purezza e il caffè la modernità che si è aggiunta col tempo. Ancora oggi, la ricetta si tramanda nelle famiglie di Apiro, Cingoli e Cupramontana, con leggere varianti che rendono ogni versione unica.

La preparazione richiede tempo e cura: la sapa si riduce a fuoco lento, la frutta si trita a mano e il ripieno si lascia riposare per amalgamare profumi e consistenze. Il risultato è un dolce ricco, speziato e persistente, capace di evocare le feste di un tempo e i sapori autentici delle Marche.

Oggi i cavallucci sono considerati un presidio della tradizione dolciaria locale, e compaiono spesso nei mercatini natalizi e nei menù delle osterie che valorizzano i prodotti tipici regionali.

Come preparare i Cavallucci di Apiro: la ricetta tradizionale passo per passo

Preparare i Cavallucci di Apiro in casa è un modo per riscoprire le radici gastronomiche delle Marche. La ricetta si divide in tre fasi: impasto, ripieno e formatura.

Per l’impasto si uniscono farina 00, zucchero, un pizzico di sale e vino bianco quanto basta a ottenere una pasta elastica. Alcune famiglie preferiscono usare olio extravergine d’oliva per una consistenza più fragrante, altre olio di semi per una frolla più leggera. L’impasto va lasciato riposare coperto per almeno mezz’ora.

Il ripieno, cuore del dolce, nasce dalla sapa riscaldata con cacao, zucchero e caffè ristretto. A questo composto si aggiungono noci, mandorle, uvetta e fichi secchi, profumati con scorza d’arancia e limone. Il pane grattugiato serve per addensare, mentre un goccio di liquore al caffè o Marsala arricchisce il bouquet aromatico. Dopo averlo lasciato riposare, il ripieno viene disposto a piccoli mucchietti sull’impasto steso.

Si chiude a mezzaluna, curvando leggermente il biscotto per ricordare il dorso del cavallo. I taglietti lungo il bordo e la superficie, simili a crini, non sono solo decorativi ma favoriscono una cottura uniforme. I cavallucci cuociono in forno statico a 180 °C per 20–25 minuti, finché non diventano dorati.

Una volta sfornati, possono essere spolverati con zucchero a velo o glassati con una leggera emulsione di zucchero e grappa. Alcune varianti colorano la superficie con alchermes, donando un tocco festoso tipico delle Marche. Si conservano perfettamente in scatole di latta anche per settimane, anzi migliorano col tempo.

Dove assaggiare i Cavallucci e vivere l’esperienza tra Apiro, Cingoli e dintorni

Chi desidera scoprire i Cavallucci di Apiro nel loro contesto originario deve visitare i borghi dell’entroterra maceratese, tra Apiro, Cingoli e Cupramontana. In questi paesi, i dolci si trovano nei forni storici e nelle pasticcerie artigiane, spesso accompagnati da racconti di famiglia e profumo di mosto cotto.

Un’occasione speciale per gustarli è la Sagra del Cavalluccio di Cingoli, che si tiene tradizionalmente intorno al ponte dell’Immacolata (dicembre). L’evento celebra la pasticceria marchigiana con mercatini, degustazioni e laboratori per grandi e piccoli. (In attesa del calendario 2025/2026).  
Durante il viaggio, vale la pena esplorare il centro storico di Apiro, con il suo Museo di Sant’Urbano, e il panoramico borgo di Cingoli, definito il “Balcone delle Marche”. A Cupramontana, invece, si può abbinare la visita alle cantine del Verdicchio dei Castelli di Jesi, per un’esperienza completa tra vino e dolce tradizionale.

I Cavallucci di Apiro restano un simbolo di convivialità: biscotti semplici e sinceri, che racchiudono la memoria delle feste e il gusto del tempo lento, da assaporare con chi si ama.

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