Adagiata tra le colline del Montefeltro, Urbino è una delle città più suggestive d’Italia. Il suo centro storico, riconosciuto dall’UNESCO come Patrimonio Mondiale dell’Umanità, conserva intatto l’incanto del Rinascimento e l’atmosfera vivace di un borgo universitario che vive di cultura, arte e buona tavola.
Camminando tra le vie acciottolate e i palazzi ducali, il profumo che sale dalle piastre dei chioschi invita a una sosta golosa: è quello della crescia sfogliata di Urbino, la specialità simbolo della cucina marchigiana del nord. Dorata, fragrante, profumata di pepe e strutto, è più di un semplice pane: è un racconto di identità, tradizione e convivialità. In ogni morso si riconoscono la storia di una città fiera delle sue origini e la genuinità di una terra dove le eccellenze gastronomiche sono tramandate come opere d’arte.
La crescia sfogliata di Urbino è la variante marchigiana della piadina, ma con una personalità inconfondibile. Nasce come cibo semplice, preparato nelle case contadine del Montefeltro, e si è trasformata nel tempo in una delle icone gastronomiche delle Marche settentrionali. A differenza della piadina romagnola, la crescia è ricca di uova, pepe nero e strutto, elementi che le regalano il suo caratteristico profumo speziato e la consistenza morbida e stratificata.
Gli ingredienti tradizionali sono pochi ma precisi: farina di grano tenero, uova fresche, strutto morbido, sale, pepe nero e un tocco di latte o acqua per rendere l’impasto elastico. Talvolta si aggiunge un pizzico di lievito di birra, ma la vera magia è nella sfogliatura, il gesto che distingue questa preparazione da qualsiasi altra focaccia del centro Italia. Dopo il riposo, la pasta viene stesa in un disco sottile, unta di strutto, arrotolata e poi riavvolta a chiocciola. In cottura, gli strati si separano formando le tipiche “foglie” interne che donano morbidezza e fragranza.
La cottura avviene tradizionalmente sul testo di terracotta o su piastre di ghisa roventi. Bastano pochi minuti per lato: la crescia diventa dorata, punteggiata di macchie brune e irresistibilmente profumata. Nata come pasto dei lavoratori dei campi, oggi è protagonista di feste, sagre e menu tipici. Ogni forno e piadineria di Urbino ne custodisce la propria versione, ma tutte condividono lo stesso spirito: semplicità, sapore e autenticità.
Chi desidera cimentarsi a casa può seguire la ricetta autentica: impastare con pazienza, rispettare i tempi di riposo e cuocere a fiamma viva per pochi minuti. Il risultato è una crescia calda, morbida, con il profumo inconfondibile del Montefeltro.
Le origini della crescia si intrecciano con la storia rinascimentale di Urbino, quando la città, sotto i duchi di Montefeltro, divenne una delle capitali culturali d’Europa. Secondo la tradizione, la crescia era preparata già nel Quattrocento per i banchetti di corte, apprezzata per la sua ricchezza e per la facilità di conservazione. Ma la leggenda vuole che la sua forma dorata sia nata da un’ispirazione poetica: il sole, incantato dalla bellezza delle torri del Palazzo Ducale, avrebbe lasciato cadere gocce di luce che una giovane fornaia trasformò in dischi fragranti e dorati.
Oggi la crescia sfogliata rappresenta un simbolo identitario delle Marche del nord, tanto che viene tutelata e promossa come prodotto tradizionale regionale. Nei bar, nei forni e nei chioschi di Urbino è consuetudine vederla piegata a metà, farcita al momento con Casciotta d’Urbino DOP e Prosciutto di Carpegna DOP, due eccellenze certificate DOP. Il Consorzio della Casciotta d’Urbino e il Consorzio del Prosciutto di Carpegna DOP ne garantiscono la qualità e la produzione locale secondo disciplinare.
Assaporare una crescia calda tra le vie del centro storico è come rivivere il Rinascimento attraverso i sensi: la vista dei palazzi, il profumo del pane caldo, il gusto deciso del pepe e dei salumi locali. È un’esperienza che unisce arte, tradizione e gusto, una sintesi perfetta della cultura marchigiana che non smette di sorprendere chi visita Urbino.
Assaggiare la crescia sfogliata di Urbino significa compiere un piccolo viaggio nella cultura gastronomica marchigiana. A Urbino la si trova ovunque: nei forni storici, nelle piadinerie artigianali e nei chioschi del centro, dove viene servita ancora fumante, spesso accompagnata da un calice di Bianchello del Metauro DOC o di Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC.
Gli abbinamenti tipici esaltano i prodotti DOP del territorio:
Ogni combinazione racconta la filiera corta e l’impegno dei produttori locali nel mantenere viva la tradizione. Il disciplinare del Prosciutto di Carpegna, prevede stagionatura e produzione esclusivamente nel comune omonimo, mentre la Casciotta d’Urbino viene tutelata da regole che ne limitano l’area di origine alla provincia di Pesaro e Urbino.
Chi ama viaggiare con gusto può pianificare un itinerario tra i borghi del Montefeltro, visitando Carpegna, Urbania, Sant’Angelo in Vado e le aziende che producono formaggi e salumi tipici. Tutte queste località sono raggiungibili in meno di un’ora dal centro di Urbino e offrono un’esperienza immersiva tra sapori, paesaggi e arte rinascimentale.
In definitiva, la crescia sfogliata è molto più di un piatto: è un gesto di accoglienza. Condividerla significa far parte di una comunità che celebra la sua storia attraverso il gusto, trasformando un semplice impasto in un simbolo eterno delle Marche.