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Il frustingo: più semplice da mangiare che da pronunciare

Il frustingo: più semplice da mangiare che da pronunciare

Un dolce semplice della tradizione marchigiana

Il frustingo o fristingo è uno dei dolci più antichi della tradizione culinaria marchigiana. Si narra infatti che più di duemila anni fa la ricetta venne ereditata dagli antichi Piceni sulla base di quella etrusca. Originariamente, quello che oggi è un dolce tipico del periodo natalizio, veniva preparato miscelando le farine di cereali diversi tra cui il farro, l’orzo, il grano duro, la spelta ed il grano marzaiolo, con il succo d’uva passa e poi cotto in olle di creta. Al tempo dei romani assunse il nume di panis picentinus ed era tanto famoso da essere stato citato persino da Plinio. Il nome attuale deriva dal latino frustum che tradotto significa “pezzetto” o “tozzo” e su questa base è identificato ancora oggi nella provincia di Ascoli come Frustingo mentre nella vicina provincia di Fermo è chiamato sia Fristingo che “lu ficusu”, cioè dolce di fichi. I fichi, infatti, sono l’ingrediente principale di questo dolce nato come piatto povero delle feste ma che in realtà è ricco di ingredienti genuini, tutti rigorosamente provenienti da colture regionali e di...calorie! È quindi caldamente sconsigliato a chiunque abbia problemi di colesterolo, diabete ed ai celiaci dato che contiene anche il glutine. L’alto indice calorico è dato, infatti, dalla presenza quasi esclusiva della frutta secca e dell’olio extravergine di oliva, e quindi, il consiglio vale anche per i più fortunati che non devono sottostare ad una dieta rigorosa, è meglio evitare una mega abbuffata o si rischia l’iperglicemia! Infine, è doveroso sottolineare che l’accompagnamento perfetto per esaltare il gusto del fristingo è sicuramente un bicchiere di buon vino cotto e mi raccomando, che sia sempre tutto Made in Marche.

Preparato con cura e solo con ingredienti di origine marchigiana

La caratteristica fondamentale per preparate un ottimo fristingo sta nell’uso di prodotti esclusivamente di origine marchigiana, racchiudendo in un unico dolce, le tante bontà che questa splendida terra ha da offrire. Proprio come i dialetti in terra marchigiana variano quasi da paese a paese, così anche la ricetta di questo dolce, varia, insieme al nome, da zona a zona, tanto che se ne possono contare ben ventidue varianti. Per rispettare l’origine ascolana della ricetta, quella riportata è la versione della provincia più a sud delle Marche. Ingredienti: 1 kg di fichi secchi (bianchi o neri) -200 gr di mosto cotto- 500 gr di mix di noci, mandorle e pinoli - 300 gr di uvetta- 200 gr di arancia e cedro canditi (da aggiungere a piacere)- 50 gr di caffè in polvere (va bene anche quello solubile tipo Nescafè)- 500 ml di caffè espresso- 250 gr di farina integrale- 300 g di cacao amaro in polvere- 200 g di zucchero - 200 g di rhum - 200 g di liquore all’anice (consigliato l’uso dell’ Anisetta prodotta ad Ascoli) - 200 g di olio extravergine d’oliva- Buccia tritata di limone -1 pizzico di noce moscata e cannella. Procedimento: Sminuzzare grossolanamente i fichi e bollirli con il mosto. Lasciare riposare il composto per un giorno (o tutta la notte). Trasferire in una ciotola il preparato della sera prima ed aggiungere tutti gli ingredienti tranne la farina che va messa per ultima. Amalgamare per almeno 15 minuti e lasciar riposare per altri 10. Preparare gli stampi da forno oliandoli per bene e passandoli con i pangrattato (si possono utilizzare sia gli stampi da plum cake che quelli rotondi per le crostate, anche se i più utilizzati sono quelli rettangolari di alluminio). Mettere l’impasto negli stampi assicurandosi che abbia un’altezza di 5 cm, aggiungere un filo di olio d’oliva sulla superficie e decorare con mandorle intere e mezzi gherigli di noci. Infornare per 30-40 minuti a 200°C. Tirare fuori dal forno solo dopo essersi assicurati che il dolce sia asciutto e gustare una volta raffreddato. Buon appetito e...buona corsetta per smaltire le calorie!

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