Nel cuore delle Marche, la Gola dell’Infernaccio incide la catena dei Monti Sibillini come una ferita spettacolare, dove la natura mostra la sua forza primordiale e la cultura marchigiana intreccia mito e spiritualità. Questo canyon scavato dal fiume Tenna tra il Monte Priora e il Monte Sibilla è uno dei luoghi più iconici dell’Appennino, meta ideale per chi ama il trekking, la fotografia e le atmosfere sospese tra realtà e leggenda.
Camminare qui significa respirare boschi di faggi secolari, ascoltare cascate e silenzi, raggiungere l’Eremo di San Leonardo, ricostruito pietra su pietra da Padre Pietro Lavini, il “muratore di Dio”. Ma è anche un viaggio nella poesia leopardiana, dove i “Monti Azzurri” descritti da Giacomo Leopardi diventano visione concreta: un paesaggio che vibra di luce, parole e memorie.
La Gola dell’Infernaccio, situata nel territorio di Montefortino (FM), rappresenta una delle esperienze più intense del turismo naturalistico nelle Marche. Il percorso parte dalla SP83, dove un sentiero sterrato conduce all’ingresso della forra: un ambiente dove il rumore del Tenna si mescola al fruscio degli alberi e all’eco dei passi. L’itinerario classico — circa 7 km tra andata e ritorno — conduce all’Eremo di San Leonardo, costruito in una nicchia di roccia che domina la valle.
La Gola è una lezione di geologia a cielo aperto: pareti calcaree verticali, grotte, cascate, depositi fluviali modellati da secoli di erosione. Le faggete che la circondano ospitano una biodiversità notevole, con caprioli, aquile reali e orchidee spontanee. Per questo l’area è parte integrante del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, istituito per tutelare un ecosistema fragile e prezioso.
L’eremo, costruito da Padre Pietro Lavini a partire dagli anni ’70, è oggi un simbolo di resilienza e spiritualità: pietra dopo pietra, senza mezzi meccanici, il frate ha restituito vita a un luogo abbandonato, diventato meta di pellegrinaggio e riflessione.
Per chi ama camminare, il sentiero offre varianti verso la Cascata del Rio, la località Capotenna (sorgenti del Tenna) e l’anello E9, percorso più impegnativo riservato a escursionisti esperti.
Prima di partire, verifica sempre le condizioni dei sentieri sul sito ufficiale del Parco dei Sibillini.
Consiglio pratico: equipaggiamento da montagna, scorte d’acqua, scarponi con grip e rispetto assoluto della natura.
La Gola dell’Infernaccio è solo una delle tante tappe di un territorio che vive di miti antichi e toponomastica “diabolica”. I nomi parlano da soli: Pizzo del Diavolo, Passo Cattivo, Forca di Giuda, Lago di Pilato. Questi luoghi evocano mistero e reverenza, raccontando un Medioevo intriso di superstizione, fede e letteratura.
Il termine “Infernaccio” deriva probabilmente dal latino lubricus (“scivoloso”), trasformato nei secoli in un nome che richiama l’“inferno”. Altri toponimi come “Lago di Pilato” rimandano alla leggenda del corpo di Ponzio Pilato, trascinato qui da bufali inferociti e sepolto nelle acque glaciali del monte Vettore.
Sul Monte Sibilla, invece, la tradizione colloca la mitica Grotta della Sibilla, dimora della Regina Sibilla Appenninica, figura profetica citata in testi del Quattrocento come il Guerrin Meschino di Andrea da Barberino. Secondo la leggenda, la Sibilla offriva consigli e profezie ai viaggiatori che osavano raggiungere il suo regno sotterraneo.
Oggi queste storie alimentano un turismo esperienziale e culturale che unisce il fascino dell’escursione al piacere del racconto. I Sibillini diventano così un laboratorio di narrazione del paesaggio, dove ogni nome rivela una sfumatura di significato: la paura del buio, il rispetto per la natura, la soglia tra umano e divino.
Il legame tra i Monti Sibillini e Giacomo Leopardi è una delle pagine più suggestive della cultura marchigiana. Dalla sua Recanati, il poeta osservava all’orizzonte la linea bluastra delle montagne, che chiamò “Monti Azzurri” nel canto Le ricordanze. Quel verso ha trasformato un fenomeno ottico in un mito geografico: l’azzurro dei monti visti in lontananza nelle giornate terse.
Oggi quel nome è diventato brand identitario del territorio, usato da enti e portali turistici per promuovere itinerari lenti e culturali. Visitare la Gola dell’Infernaccio significa anche ripercorrere il “filo leopardiano” che unisce poesia e paesaggio: un invito a viaggiare con lo sguardo e con i sensi.
Un mini-itinerario ideale parte da Recanati, con la visita a Casa Leopardi, e prosegue verso la Val Tenna e Montefortino, dove si apre la Gola. Lungo il percorso si attraversano borghi come Sarnano, Amandola e Comunanza, ricchi di arte e sapori locali.
Il trekking nella Gola può concludersi con una sosta panoramica all’Eremo di San Leonardo, dove la luce serale tinge di oro le pareti calcaree: un’esperienza che unisce fisicità e contemplazione, come suggeriva Leopardi stesso.
In questo equilibrio fra poesia, natura e lentezza, i “Monti Azzurri” continuano a raccontare l’anima più autentica delle Marche, un territorio che resiste e ispira.