Tra le colline che degradano verso l’Adriatico e i borghi avvolti dal profumo della legna arsa, la Festa della Venuta di Loreto è uno degli appuntamenti più suggestivi dell’inverno marchigiano. Nella notte tra il 9 e il 10 dicembre 2025, i focaracci (grandi falò comunitari) tornano ad accendersi per rievocare l’arrivo della Santa Casa di Loreto, simbolo di fede e identità popolare. È una celebrazione che intreccia spiritualità, storia e partecipazione collettiva, capace di coinvolgere tutta la regione — da Ancona a Fermo, da Recanati all’entroterra maceratese.
Il 10 dicembre è anche la Giornata delle Marche, istituita dalla Regione per valorizzare cultura e appartenenza territoriale. Visitare Loreto in questi giorni significa respirare un’atmosfera autentica, fatta di luci, canti e condivisione: un viaggio tra devozione e folklore, dove ogni fiamma racconta una storia.
Da secoli, il mistero della Santa Casa di Loreto alimenta devozione e curiosità. Secondo la tradizione popolare, la Casa in cui visse la Vergine Maria a Nazaret fu trasportata “dagli angeli” per salvarla dai pericoli delle invasioni in Terra Santa dopo le Crociate. Il percorso leggendario avrebbe toccato Trsat (Croazia) nel 1291, per poi giungere definitivamente nelle Marche nel 1294. All’interno della Basilica della Santa Casa, i tre muri senza fondazioni sono ancora oggi custoditi come reliquia, circondati da una splendida cornice rinascimentale.
Accanto al racconto miracoloso, la storiografia moderna propone un’interpretazione più terrena: il trasferimento via mare delle “sante pietre” sarebbe avvenuto per iniziativa della nobile famiglia bizantina Angeli (Angelos), legata all’Epiro e ai regni angioini. Documenti medievali, come un atto del 1294 riferito dal medico pontificio Giuseppe Lapponi, menzionano la donazione di pietre sacre in occasione di un matrimonio dinastico.
Sul piano archeologico, diversi studi confermano la provenienza mediorientale dei materiali: le pietre mostrano graffiti giudeo-cristiani e tecniche di lavorazione tipiche della Palestina. Anche per questo, nel 1920 Benedetto XV proclamò la Beata Vergine di Loreto patrona dell’aviazione, collegando così il mito del “volo angelico” all’immaginario moderno del viaggio e della protezione celeste.
Che si scelga la via della fede o quella della ricerca storica, Loreto rimane un crocevia di spiritualità e cultura mediterranea, dove ogni pietra sembra custodire un frammento di Oriente e ogni preghiera accende una scintilla di mistero.
Nel 2025 la Festa della Venuta tornerà ad animare la regione nella notte tra il 9 e il 10 dicembre. In attesa del programma ufficiale, la tradizione resta viva in ogni provincia. Al tramonto del 9 dicembre, le comunità accendono i focaracci, chiamati anche fugarò, fochere o focarù, a seconda delle zone. È un momento di convivialità autentica, dove le persone si riuniscono attorno al fuoco condividendo vino cotto, castagne e dolci tipici.
Durante la notte, le campane suonano e le parrocchie organizzano veglie e messe dell’alba, seguite da processioni e incontri comunitari. L’indomani, il 10 dicembre, Loreto diventa il cuore spirituale della regione: migliaia di fedeli raggiungono la Basilica della Santa Casa per partecipare alle celebrazioni dedicate alla Madonna di Loreto.
Parallelamente, la Regione celebra la Giornata delle Marche, con eventi culturali, concerti e convegni dedicati all’identità locale. È un’occasione unica per scoprire il legame profondo tra fede popolare e patrimonio civile, unendo turismo religioso e promozione territoriale.
Molti comuni propongono itinerari tematici e accensioni sincronizzate dei falò, un rito che illumina simbolicamente l’intera costa adriatica.
Visitare Loreto durante la Festa della Venuta significa vivere un’esperienza che fonde religione, arte e tradizione popolare. Il percorso ideale comincia nella Piazza della Madonna, dove svetta la Basilica: all’interno, tra affreschi e marmi policromi, si custodiscono i tre muri della Santa Casa. Le visite guidate organizzate dal Santuario permettono di approfondire la doppia interpretazione – angelica e storica – e ammirare i graffiti paleocristiani.
Dopo la visita, vale la pena scoprire i borghi circostanti: Recanati, patria di Leopardi, a soli 8 km, regala scorci poetici e musei dedicati alla musica e alla letteratura; Castelfidardo, città della fisarmonica, offre botteghe artigiane e un piccolo museo dedicato allo strumento simbolo della città. Sulla costa, la Riviera del Conero invita a soste panoramiche a Sirolo, Numana e Portonovo, perfette anche in inverno per passeggiate rigeneranti.
Per chi ama il turismo lento, esistono percorsi religiosi e naturalistici che collegano Loreto ad altri santuari delle Marche, come quello di Osimo o di Campocavallo.
Molte agenzie locali organizzano tour serali dei falò, degustazioni di prodotti tipici e laboratori artigianali. È consigliato l’uso di mezzi pubblici o navette per ridurre l’impatto ambientale.
Sostenere le botteghe locali, rispettare i luoghi sacri e godersi il calore dei fuochi sotto il cielo invernale: così la Venuta diventa più di una festa — è un invito a vivere le Marche in modo consapevole e autentico.