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Sulle tracce di San Francesco nelle Marche

Sulle tracce di San Francesco nelle Marche

Il Turismo religioso

La Regione Marche, in occasione dell’ottavo centenario della nascita di San Francesco d’Assisi (1982), ha deciso di rispondere alla domanda di turismo religioso attraverso una serie di iniziative fra le quali si segnala quella relativa agli itinerari percorsi dal santo  nel territorio, comprendenti i luoghi appartenenti alle tre famiglie francescane: minori, minori cappuccini e minori conventuali. Al turista che desidera appagare i propri desideri spirituali, storici, artistici e culturali non resta che prendere carta e penna e segnare i luoghi che hanno segnato il passaggio del santo di Assisi, alcuni dei quali dotati di strutture ricettive che consentono di soggiornare tra natura e arte nella pace dei conventi francescani.

Itinerari francescani nelle province marchigiane

Più di ogni altra la Provincia di Ancona si caratterizza per essere quella più legata alle opere e alla vita del santo, tanto da essere considerata la seconda patria del “poverello di Assisi”. Nel 1210, e una seconda volta nel 1215, San Francesco dimorò presso l’Eremo Santa Maria di Val di Sasso di Valleremita, lasciando come traccia di queste soste alcune leggende. Una, in particolare, riportata anche nell'iscrizione di un'edicola posta a lato della strada da Camporege. La storia narra che San Francesco, nel tentativo di raggiungere l’Eremo, smarrì la via e chiese indicazioni a un contadino intento nei lavori del proprio campo. L’uomo lo guidò gentilmente fino alla destinazione e, essendo preoccupato per il mancato svolgimento delle proprie mansioni giornaliere, trovò al suo ritorno il terreno arato e i buoi riposati. Il luogo, da allora indicato come campo di San Francesco o campo del miracolo, oggi è utilizzato per ospitare gruppi e ritiri spirituali.

Un evento prodigioso fu compiuto a Staffolo, località nella quale San Francesco giunse nel 1210, durante il suo viaggio di predicazione, con il compagno frate Egidio. La tradizione narra che avesse fatto sgorgare una fonte d’acqua nei pressi della confluenza fra il torrente Acqualta e il Musone, esattamente dove oggi si trova la piccola chiesa di San Francesco al Musone, all’interno della quale sono conservati vari ex voto che testimoniano la devozione della popolazione locale verso il santo di Assisi.

Nel 1219 il santo visitò, in località Fiorano, il Convento nel quale avrebbe fatto ingresso, passando attraverso l’originale porta in quercia, inserita nel portale gotico. In ricordo di questo soggiorno l’architrave soprastante riporta l’incisione latina che, tradotta, recita “Questa è l’antica porta dalla quale passò San Francesco”. Nella stessa parete si segnalano parti in affresco di un’Annunciazione, risalente alla prima metà del Quattrocento.

Ulteriore testimonianza dei viaggi del santo nella Marca, è il di Convento San Francesco ad Alto, edificato, secondo la tradizione, nel luogo da lui scelto nel 1219, anno in cui si trovava in Ancona per imbarcarsi alla volta dell’Egitto per rispondere alla missione di portare una parola di pace in una terra martoriata dalle lotte tra cristiani e musulmani. La stessa denominazione "Ad Alto" sarebbe riconducibile alle parole da lui pronunciate mentre dalle banchine del porto indicava il colle Astagno come luogo ideale per erigere il convento.

L’anno successivo, il 1920, vide il passaggio di Francesco nella città di Osimo; fu proprio in occasione di questa visita che fu costruita l’attuale Basilica Santuario San Giuseppe da Copertino, inizialmente detta di San Francesco. Dalla seconda metà del secolo, dopo la canonizzazione di frate Giuseppe, la basilica è divenuta luogo di culto riservato al patrono di Osimo e protettore degli studenti, di cui conserva, al suo interno, le reliquie.

Anche le Marche del sud hanno visto San Francesco D’Assisi recarsi spesso in queste zone, per trovare nuovi fedeli e per diffondere la parola di Dio.

Nel 1209 Francesco visitò il monastero benedettino di S. Urbano dell’Esinante, dove i monaci gli assegnarono una zona dipendente dal castello di Favete, per costruirvi l’attuale chiesa di San Francesco di Favete (Comune di Apiro-MC). Ancora visibile. Risulta essere il “Grottone” dove il santo era solito ritirarsi in preghiera. Inoltre, secondo quanto raccontato da Tommaso da Celano, Francesco, tornando da Ancona verso Osimo, vide una pecora bianca in mezzo ad un gregge di capre nere, visione che interpretò come"Gesù tra i farisei"; portò l’animale con sé e non se ne separò fino a San Severino, dove la lasciò presso il monastero di Colpersito.

Giunto per ben due volte a S. Severino Marche (MC), rispettivamente nel 1212 e nel 1221, il santo operò qui, presso la Chiesa e Convento San Salvatore in Colpersito, la conversione di fede del “Re dei versi” della Corte dell’Imperatore Federico II, tal Guglielmo da Lisciano che si fece frate col nome di Pacifico e divenne poi celebre per aver musicato il Cantico delle creature.

Altra celebre conversione legata alla figura del Santo è quella avvennuta a Roccabruna nel 1215 e documentata nei Fioretti: vide come protagonista un nobile cavaliere che divenne frate minore con il nome di S. Liberato da Loro Piceno. Nella chiesa di Campanotico di Sarnano, inoltre, è conservata una tela di Pietro Procaccini (XV sec.) che testimonia l’incontro qui avvenuto tra il Santo, i signori Brunforte e i "ribelli” che volevano costituire il libero comune. In tale occasione, secondo la leggenda, San Francesco disegnò con il cordone del proprio saio un Serafino pacificatore in memoria dell'angelo che sul monte della Verna gli aveva concesso le stimmate, disegno che poi fu adottato come stemma della cittadina.

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