Il piccolo borgo di Petritoli si trova nell'entroterra del fermano, a circa 25 km dalla costa. Il centro storico si è formato nell'Alto Medioevo con l'unione di tre villaggi – Petrosa, Petrania e Petrollavia – ad opera di vari ordini monastici, in particolare dei Farfensi. Nacque così Castel Rodolfo, una terra che nel corso dei secoli vide alternarsi periodi di autonomia e dipendenza, assedi a distruzioni. Fu Cantone sotto Napoleone e poi centro importante del Risorgimento marchigiano, grazi a figure come quella di Filippo Mannocchi Tornabuoni, eletto deputato all'Assemblea Costituente della Repubblica Romana del 1849, e di Costantino Tamanti, militante presso i garibaldini. Durante la prima Guerra Mondiale diede rifugio ai profughi del comune di Vidor, in provincia di Treviso, col quale è attualmente gemellato. L'ingresso al centro del Paese è costituito dai Tre Archi, una maestosa e imponente porta nata nel 1872 in stile neogotico. Si tratta dell'antica porta Petrania, parte di un quadrilatero, in passato munita di ponte levatoio e inserita tra due torrioni di forma cilindrica del XV secolo. I Tre Archi furono costruiti nel XIX secolo, abbattendo quindi il muro interno, per rendere il piazzale interno più luminoso. Il risultato è una costruzione spettacolare, grazie anche alle merlature che di sera vengono illuminate.
Uno dei maggiori posti di ritrovo, soprattutto per i giovani, è il Parco della Rimembranza, alle porte del paese. Il luogo, arricchito da una maestosa fontana, si rivela ideale maggiormente d'estate poiché offre zone d'ombra e giochi per i più piccoli, prestandosi così sia al relax sia allo svago. Da qui, nelle giornate particolarmente limpide, è possibile addirittura intravedere l'Adriatico.
Altro punto importante di Petritoli è la Torre Civica, eretta nel 1831 e composta da una base quadrata, una porzione mediana ottagonale per concludersi cilindricamente. La sua altezza, che supera i 40 metri, è una caratteristica che le permette di regalare un panorama sensazionale a chi la visita. Dell'Ottocento sono anche l'elegante Teatro dell'Iride, costruito su un disegno di Giuseppe Sabbatini, e l'Antica Stamperia Fabiani, un museo dove sono conservate quattro macchine da stampa rarissime, tra cui un torchio manuale in ghisa con base a crociera di legno, del 1841, unico esemplare completo in Italia. La Stamperia è anche laboratorio didattico dove gli studenti, sotto la guida del personale specializzato, hanno l'occasione di utilizzare gli antichi e preziosi strumenti, apprendendo così i metodi di stampa dei secoli XIX e XX per una attiva full immersion nel passato.
Per quanto riguarda le architetture religiose, sono da segnalare la Chiesa di Santa Maria in Piazza, fatta erigere dal pontefice Paolo III e donata al borgo per i servigi resi al papato, la Chiesa di Sant'Andrea, già dedicata a Santa Chiara e custode di dipinti di fine Settecento, e la Chiesa di Santa Maria dei Martiri, dove arte e fede si coniugano attraverso un pregevole organo Callido, un dipinto murale del XV secolo raffigurante la Madonna del Latte e un magnifico soffitto a cassettoni lignei del XVII secolo. Infine non possiamo non menzionare il Santuario della Liberata, immerso tra viali alberati, di origine altomedievale e custode del prezioso dipinto di Giovan Battista Morale del 1529 “Madonna col Bambino”. Vi si trova inoltre un cippo militare, adoperato come acquasantiera, dove si legge un elogio all'Imperatore Magnenzio (3590 circa d.C.). La pietra fu ritrovata lungo una strada petritolese il che implica quanto il comune fosse un'importante via di comunicazione.
Ogni anno, durante la seconda domenica di luglio, Petritoli si anima grazie alla Festa De Le Cove, una sorta di rievocazione storica nata dal desiderio di offrire alla Madonna un tributo di grano in segno di ringraziamento per il raccolto ottenuto e divenuta quindi una rappresentazione dell'antica società contadina durante la lavorazione del grano. In realtà, la manifestazione inizia il sabato precedente, ma è nel giorno di festa per eccellenza che si entra nel vivo di essa grazie alla sfilata dei carri allegorici, realizzati dagli stessi cittadini soprattutto di sera, al rientro dal lavoro, dimostrando in tal modo il loro affetto per questo evento. I carri, addobbati con spighe, ghirlande, fiori e fiocchi, raccontano tutta la storia del grano, dalla semina alla cottura del pane e sono accompagnati da persone, grandi e piccini, vestiti con abiti tradizionali. In alcuni casi è possibile anche trovarvi degli animali da cortile come galline, piccole capre, maialini, colombe e piccioni. Non manca certo la musica: tradizionali stornelli contadini vengono ritmati dal suono di organetti, cembali e tamburelli e da un popolo in festa che si esibisce nel popolare saltarello marchigiano. La festa è anche l'occasione giusta per gustare prodotti tipici locali. Infatti, se dai carri vengono offerti sacchettini di stuzzicherie, come ad esempio ciambelloni, e bicchieri di vino, sono presenti anche stand gastronomici per deliziarsi con gnocchetti, polenta, salsicce, verdure, formaggio, patatine, pizzette fritte e, ça va sans dire, olive all'ascolana e cremini, le celebrità del territorio.
La Festa De Le Cove costituisce quindi un modo di apprendere ludicamente e gustosamente le antiche tecniche dell'agricoltura legata al grano, un allegro tuffo nel passato, nella gaiezza di quell'antica civiltà contadina che sapeva, nonostante le difficoltà di un lavoro faticoso, gioire delle piccole cose della vita.