Il 17 gennaio, nelle Marche, la Festa di Sant’Antonio Abate accende piazze e parrocchie con falò rituali, processioni e la benedizione degli animali. La figura del Santo, legata al mondo rurale e ai mestieri tradizionali, richiama una devozione antica che oggi vive in forma rinnovata: dai buoi infiocchettati delle fiere di un tempo ai moderni compagni di vita — cani e gatti — condotti all’altare dalle famiglie.
L’iconografia con il maiale e la campanella, simbolo di protezione e purificazione, richiama un immaginario condiviso in tutta la regione, dall’entroterra alle città sulla costa. La festa unisce liturgia e tradizione popolare, gastronomia e musica, creando un itinerario culturale ideale fra Ascoli Piceno, Pesaro, Loreto, Fermignano e Urbino. Nel 2025 il 17 gennaio cade venerdì: un weekend perfetto per scoprire riti, sapori e paesaggi marchigiani fra santuari, borghi storici e piazze in festa.
La Festa di Sant’Antonio Abate affonda le radici in un patrimonio di pratiche devozionali e usanze contadine diffuse nel Mediterraneo cristiano. Nelle Marche, i segni di questo legame emergono in molte comunità che, per secoli, hanno affidato a Sant’Antonio il raccolto, la salute degli animali e il benessere della casa. La sua immagine è spesso accompagnata da tre animali: tra questi, il maiale è il più emblematico. La tradizione racconta che da figura metaforica del male si sia trasformato, grazie alla campanella appesa al collo, in simbolo di protezione, purificazione e cura della vita domestica. Non a caso, il Santo è invocato come protettore degli animali e dei mestieri connessi all’allevamento e alla trasformazione delle carni.
Nell’area ascolana, la memoria storica tramanda l’usanza della fiera dei “porci”, testimonianza dell’importanza economica e rituale del bestiame. L’evento riuniva contadini, artigiani e mercanti, creando una rete di scambi materiali e simbolici: la benedizione non era solo un atto liturgico, ma anche un rito di comunità che stabiliva alleanze, favoriva la pace sociale e apriva l’anno agricolo sotto buoni auspici. La parrocchia di Porta Cappuccina ad Ascoli Piceno è uno dei luoghi in cui queste memorie risultano più vivide: qui, un tempo, i contadini conducevano buoi adornati, maiali e animali da cortile per la benedizione dopo la messa.
Col passare dei secoli, le pratiche si sono evolute. Gli animali d’affezione hanno sostituito in gran parte il bestiame agricolo, ma il cuore della festa è rimasto lo stesso: cercare una protezione per ciò che ci è caro. Oggi, la partecipazione di famiglie con cani e gatti esprime una nuova sensibilità verso il benessere animale e una forma di spiritualità quotidiana che abbraccia città e borghi.
La trasmissione delle usanze passa anche dalla cucina e dal gesto del donare: il pane benedetto, le panette e i dolci legati al Santo sono segni tangibili di ospitalità e condivisione. In molte comunità marchigiane, i riti si articolano in tre momenti:
Questa stratificazione rende la festa un’occasione privilegiata per chi desidera conoscere la cultura marchigiana in profondità: non solo un evento, ma un racconto collettivo che ogni anno si rinnova tra chiese, piazze e famiglie.
Nel 2025 il 17 gennaio cade venerdì e molte località marchigiane animano l’intero fine settimana con celebrazioni, mercatini e momenti di comunità. Ecco una panoramica utile per pianificare la visita, con attenzione a benedizioni, processioni e tradizioni popolari.
Ascoli Piceno
Pesaro
Loreto
Fermignano e Urbino
Nota aggiornamenti: per il 2026 molte amministrazioni pubblicano i programmi in autunno/inverno. In assenza di conferme ufficiali, si consiglia di monitorare gli avvisi comunali e le Pro Loco.
La festa di Sant’Antonio Abate nelle Marche è anche una celebrazione del gusto. Tra i simboli gastronomici spiccano le panette di Sant’Antonio, piccoli pani della condivisione con la sigla “S.A.” incisa sulla superficie. La ricetta varia per tradizione locale: base di farina, acqua, lievito e sale; talvolta si aggiungono semi d’anice che regalano un aroma fresco e persistente, oppure ciccioli di maiale in una versione più rustica e tipicamente marchigiana. Il gesto del donare pane benedetto rimanda alla cura della comunità e alla gratitudine per i frutti del lavoro.
Perché le panette sono importanti
Dove assaggiarle
Abbinamenti consigliati
Oltre alle panette, alcune comunità propongono dolci del territorio e preparazioni legate al maiale (come vuole la tradizione contadina d’inverno). Tuttavia, la contemporaneità ha ampliato l’offerta: non mancano opzioni vegetariane, assaggi di olio nuovo, miele e confetture. In questo dialogo fra antico e moderno, il cibo diventa linguaggio comune che avvicina residenti e visitatori, trasformando la festa in un’esperienza sensoriale completa: vista dei falò, suono delle campanelle, profumo del pane, calore della comunità.