Nel cuore del Piceno, ad Ascoli Piceno, città di torri e travertino, si conserva una delle ricette più amate della tradizione marchigiana: il timballo ascolano. Questo primo piatto, sontuoso e casalingo al tempo stesso, rappresenta l’anima conviviale della cucina locale. Preparato con sfoglia all’uovo, ragù di manzo e mozzarella filante, è il piatto delle grandi occasioni, servito nelle feste di famiglia e durante le celebrazioni dedicate a Sant’Emidio, patrono della città (5 agosto).
Assaporarlo in una trattoria del centro storico o in un agriturismo dei colli ascolani significa immergersi nella vera ospitalità marchigiana, fatta di tavolate, profumi di sugo e risate sincere. Nelle Marche, il timballo non è solo una ricetta: è un gesto d’identità, un racconto di terra e tradizione, tramandato da generazioni.
La storia del timballo all’ascolana è un viaggio nella memoria contadina e borghese di Ascoli Piceno. Già nell’Ottocento era considerato il piatto delle feste solenni, in particolare per Natale e per le celebrazioni religiose. A differenza di altre paste al forno italiane, il timballo ascolano si distingue per la semplicità elegante dei suoi ingredienti: niente rigaglie o spezie eccessive, ma la purezza del ragù di manzo cotto lentamente, unita alla cremosità della mozzarella e al profumo del Parmigiano Reggiano.
La preparazione, lunga ma gratificante, rappresenta un rito domestico condiviso: la sfoglia si stende a mano, si cuoce un ragù corposo e si assemblano gli strati con pazienza, alternando condimento e pasta fino a creare una stratificazione morbida e compatta. Nelle famiglie ascolane il timballo è sinonimo di festa vera, quando la cucina si riempie di voci e odori che anticipano il pranzo domenicale.
Nel confronto con altri piatti simili, emergono differenze nette. I vincisgrassi alla maceratese (riconosciuti STG – Specialità Tradizionale Garantita) prevedono ragù misto con rigaglie di pollo e besciamella. Il timballo teramano abruzzese, invece, sostituisce la pasta con scrippelle sottilissime. Il timballo ascolano si colloca nel mezzo, conservando una purezza rustica che riflette la cucina sincera del territorio.
Questa ricetta viene ancora oggi preparata negli agriturismi marchigiani, dove viene valorizzata con prodotti a km 0: carne bovina del territorio, formaggi locali e olio extravergine dei colli del Tronto.
In breve, il timballo ascolano è una lasagna picena nel cuore e nella sostanza, simbolo della cucina identitaria marchigiana, che unisce gusto e memoria collettiva.
Preparare il timballo ascolano tradizionale richiede pochi ingredienti ma grande attenzione ai dettagli. La base è una sfoglia all’uovo sottile, alternata a ragù di manzo cotto lentamente con sedano, carota, cipolla, vino bianco e pomodoro. Dopo due ore di sobbollitura, il sugo assume il profumo intenso tipico delle domeniche marchigiane.
Si aggiungono mozzarella a dadini (preferibilmente fior di latte del giorno prima) e Parmigiano Reggiano grattugiato, che legano gli strati e regalano una gratinatura dorata. La besciamella, spesso presente in altre versioni di pasta al forno, nel timballo ascolano è facoltativa: un tocco concesso solo per ammorbidire, mai per coprire.
Procedura passo-passo
Le varianti locali non mancano: alcune famiglie aggiungono piselli, altre un po’ di salsiccia fresca nel ragù, altre ancora un velo di noce moscata. Ciò che resta invariato è l’equilibrio tra morbidezza e croccantezza, tra intensità del sugo e delicatezza della sfoglia.
Il luogo ideale per gustare un vero timballo ascolano è Ascoli Piceno, tra Piazza del Popolo e le viuzze del centro. Molte osterie e trattorie storiche propongono ancora la ricetta “di casa”, servita in teglia o a fette, accompagnata da un bicchiere di Rosso Piceno DOC o di Offida Pecorino DOCG.
Chi desidera scoprire il territorio può unire l’esperienza gastronomica a un itinerario del gusto: un pranzo tipico ad Ascoli, una visita ai borghi del Piceno e una tappa nelle cantine che producono i vini locali.
Durante la settimana di Sant’Emidio, patrono di Ascoli (5 agosto), molte famiglie preparano il timballo in occasione dei pranzi di festa: un momento che unisce religione, convivialità e gastronomia. Non si tratta di un evento turistico ufficiale, ma di una tradizione viva che si tramanda di casa in casa.
Nei dintorni, località come Offida, Castignano e Ripatransone offrono esperienze autentiche legate alla cultura del vino e alla cucina contadina. L’abbinamento perfetto?
Un itinerario gastronomico nelle Marche non può dirsi completo senza assaggiare il timballo ascolano, piatto simbolo di ospitalità e memoria. Chi sceglie Ascoli per un weekend, tra arte e sapori, troverà in questo piatto la sintesi più autentica della cucina picena.